Comunicazione tra embrione e gestante anche in ovodonazione
Un recente studio della IVI Foundation (FIVI), Valencia, Spagna, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Development” ha dimostrato, per la prima volta, quanto teorizzato nel 1990 da Barker il quale aveva affermato: “quello che succede nel grembo materno è più importante di quello che avviene in casa dopo la nascita” in pratica la comunicazione tra gestante ed embrione può dare luogo a modifiche del genoma del neonato anche in caso di ovodonazione.
Lo studio dimostra che la madre attraverso molecole di microRNAs prodotte nel suo utero può modificare le informazioni genetiche del futuro bambino. Tali molecole, costituite da sequenze di 19-22 nucleotidi non hanno funzione codificante ma hanno la capacità di modificare l’espressione dei geni. Questo risultato può essere esteso nei casi in cui l’ovulo proviene da una donatrice cambiando completamente un paradigma dell’ovodonazione. Infatti, durante la gestazione avvengono cambiamenti del fluido endometriale tali che nelle secrezioni vengano rilasciate l’informazioni genetiche della madre che sono poi assorbite dall’embrione. Tale comunicazione può far si che nell’embrione si esprimano o si inibiscano specifiche funzioni, dando così luogo a modifiche dell’espressione genica.
Questa “comunicazione” fa si che nell’embrione si esprimano o si inibiscano specifiche funzioni, in risposta alle informazioni rilasciate dalle cellule endometriali. Ciò spiegherebbe il processo di trasmissione, tra la mamma e il bimbo, di alcune caratteristiche fisiche così come di alcune malattie infantili quali il diabete e l’obesità”. In presenza di determinate condizioni patologiche, infatti, come in caso di obesità, diabete, ma anche di tabagismo, le cellule endometriali modificano la loro espressione genica, cioè modificano l’attività dei loro geni, influenzando, in questo modo, anche lo sviluppo embrionale.
Un ulteriore studio pubblicato da “Nature genetics” sta accendendo l’entusiasmo di tutte le aspiranti mamme che avevano pensato di ricorrere all’ovodonazione e sta confermando quello che molte madri, che già sono ricorse a questa soluzione, sentivano a livello più inconscio. Lo studio dimostrerebbe, infatti, che la paziente che riceve l’ovulo, per un fenomeno epigenetico, riesce a modificare l’imprinting originario, trasmettendo parte delle sue caratteristiche al bambino.
La futura madre è in grado di modificare il genoma del figlio anche se l’ovulo è di un’altra donna. In ogni caso il periodo di gestazione di quell’embrione, benché la componente femminile sia stata donata, crea un legame fisico e psicoemotivo assai profondo con la madre. E non è certo da trascurare il fatto che essa lo partorirà ed allatterà: tutti aspetti essenziali per cui quel bambino sia percepito e amato come proprio a tutti gli effetti.
Bibliografia
Vilella F, Juan M.,Moya M., Balaguer N, et al. (2015) Hsa-miR-30d, secreted by the human endometrium, is taken up by the pre-implantation embryo and might modify its transcriptome. Development, 142: 3210-3221.