Approcci sperimentali al ringiovanimento ovarico. Scopriamo i metodi
La donna, dall’inizio della pubertà fino alla menopausa, va incontro a un progressivo decremento del numero e della qualità dei propri ovociti. Le pazienti con una storia di sterilità e un’età superiore ai 40 anni, quelle con bassi livelli ematici di AMH (ormone anti-Mulleriano) e quelle con un’insufficienza ovarica precoce, spesso vengono indirizzate a programmi di donazione ovocitaria per poterne aumentare le possibilità di concepimento.
Di recente si è discusso se una valida alternativa all’ovodonazione possa essere il ringiovanimento di un‘ovaia invecchiata. Ci si chiede se questo sia possibile e in tal caso come lo si possa mettere in pratica. Attualmente esistono diversi approcci sperimentali, alcuni di tipo chirurgico e altri farmacologici, sebbene nessuno di questi sia ancora supportato da studi e pubblicazioni scientifiche
Metodi chirurgici: Un primo metodo consiste nell’iniettare nell’ovaia cellule staminali isolate dal grasso o dal midollo osseo della paziente stessa. Un altro metodo prevede l’iniezione nell’ovaia di plasma ricco di piastrine (PRP) e infine, un terzo metodo di tipo chirurgico consiste nell’ effettuare un trapianto autologo di pezzi frammentati di ovaia nella paziente, per successivi trattamenti di fecondazione in vitro.
Metodi farmacologici: l’invecchiamento ovarico è simile a tutti gli altri processi di invecchiamento umano e come tale può essere modificato grazie ad una combinazione di fattori che vanno a incidere sul metabolismo e sulle funzioni cellulari. Diete specifiche e integratori come il Resveratrolo agiscono stimolando l’attività di enzimi appartenenti alla famiglia delle Sirtuine, che sono oggetto degli attuali studi scientifici sulla longevità.
Il team di ricerca del CFA, centro di innovazione nella procreazione medicalmente assistita (PMA) da oltre 40 anni, invita le donne con ridotta riserva ovarica a un colloquio con i propri esperti che potranno esporre loro tutte le nuove opportunità disponibili.