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Perché l’impianto embrionale è fallito?  

Con impianto embrionale si intende il trasferimento in utero di un embrione: nei giorni successivi al pick-up (indicativamente 3 giorni dopo, se trasferito in terza giornata o, 2 o 3 giorni dopo, a seconda della ricettività endometriale, se trasferito allo stadio di blastocisti) avverrà il transfer. 

Non tutti i transfer, purtroppo, vanno a buon fine indipendentemente della classificazione morfologica dell’embrione. Momento delicato quello della scoperta dell’esito negativo del proprio trasferimento embrionale, ma quali possono essere le cause?

Ma quali sono i motivi più diffusi per un trasferimento embrionale fallito? 

Un mancato attecchimento embrionale può dipendere da diversi fattori tra cui problemi femminili, maschili o dell’embrione stesso. Per aumentare le possibilità di successo è importare andare ad analizzare ogni fattore che possa influire negativamente sull’esito del trasferimento embrionale. 

  1. Cause embrionali. Evidenze scientifiche affermano che le cause embrionali incidono nel 60% dei casi di fallimenti embrionali. Nonostante siano di buona qualità possono- infatti- avere anomalie cromosomiche o alterazioni metaboliche che influiscono sul mancato attecchimento, derivanti da alterazioni sia di ovociti che di spermatozoi. 
  2. Cause uterine. La presenza di fibromi uterini nella cavità uterina, adenomiosi o polipi può ostacolare l’impianto embrionale. Esistono, inoltre, certi elementi che riducono la recettività dell’endometrio, tra cui:
  • Infezioni endometriali croniche asintomatiche.
  • Anomalie endocavitarie come polipi, seti o aderenze.
  • Variazioni e irregolarità nella finestra di impianto, come il suo anticipo o il suo ritardo rispetto ai 6-7 giorni successivi alla fecondazione.

Alcune di queste alterazioni possono essere affrontate con farmaci o procedure come l’isteroscopia.

  1. Cause sistemiche. Ovvero tutte quelle cause non legate all’apparato riproduttivo, come ad esempio problemi al sistema immunitario (l’embrione viene visto come corpo estraneo) oppure problemi di coagulazione. 

Quali possono essere le soluzioni per ottimizzare il successo dei trasferimenti embrionali? 

Poiché i fattori sono tanti, è importante verificarli ad uno ad uno. Ogni coppia ha la sua storia clinica e il suo percorso personalizzato, ma in linea generale possiamo delineare una serie di esami e terapie che possono influire positivamente sull’esito del trasferimento embrionale. 

  • Diagnosi Pre-Impianto. Oggi, grazie alla PGT (Test Genetico preimpianto), è possibile selezionare gli embrioni sani. Questa innovativa tecnica consente di analizzare il profilo genetico dell’embrione tramite una biopsia, senza compromettere il suo sviluppo futuro.
  • Terapia con l’eparina per le donne con problemi di coagulazione.
  • Test di ricettività endometriale (ERA Test). È un esame molecolare che analizza lo stato dell’endometrio mediante biopsia. In laboratorio viene esaminato il profilo genetico della ricettività endometriale al momento del prelievo. In base ai risultati, viene valutato se l’endometrio è ricettivo e in quale finestra temporale lo è di più.
  • Esame del microbiota intestinale. Alterazioni del microbiota intestinale possono influire negativamente sulla recettività endometriale, compromettendo l’intero percorso di PMA.
  • Studio della cause immunologiche.
  • Esami diagnostici ed ematici per valutare lo stato di salute dell’utero e controllare l’equilibrio ormonale. 
  • Nei casi più gravi di assenza di embrioni euploidi è consigliata la fecondazione assistita eterologa.

Al CFA analizziamo la fertilità sotto ogni aspetto, lasciando poco spazio all’imprevedibilità. Presso il nostro centro utilizziamo un approccio olistico e multidisciplinare che permette di andare a fondo ad ogni situazione. Contattaci per maggiori informazioni! 

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