Le donne che si apprestano alla Fecondazione Assistita hanno mille dubbi e preoccupazioni, non solo sul percorso in sé ma anche sull’impatto che può avere questo cammino sulla propria salute.
A destare maggior preoccupazione è se la PMA possa portare problemi cardiovascolari perché la stimolazione ovarica può condurre a uno stato protrombotico e a lesioni endoteliali. È dunque importante chiarire se esiste davvero una correlazione tra Pma e rischio di malattie cardiovascolari, perché ciò richiederebbe un monitoraggio clinico per favorire interventi precoci e limitarne i rischi.
Un recente studio ha dimostrato che in realtà la fecondazione assistita non aumenta il rischio di malattie cardiovascolari.
Lo studio citato ha coinvolto oltre 500 mila donne, condotta da Giulio Stefanini, cardiologo responsabile della Ricerca Clinica del Cardio Center di Humanitas e di Nicoletta Di Simone, ginecologa responsabile del Centro Multidisciplinare di Patologia della Gravidanza di Humanitas San Pio X, entrambi professori di Humanitas University.
Lo studio in questione non ha mostrato alcuna evidenza significativa che l’uso della PMA aumenti il rischio di eventi cardiovascolari gravi, cioè di infarti, ictus o tromboembolie, nei 10 anni di follow-up inclusi negli studi.
Non solo, ma il tasso di rischio di disturbi cardiovascolari, anche non acuti, tende a diminuire con il passare del tempo, fino a stabilizzarsi a livelli simili a quelli delle donne non trattate. Questi dati sono importanti perché raccomandano la necessità di monitorare la salute cardiovascolare delle pazienti negli anni immediatamente dopo al trattamento.
Lo studio conferma anche una maggiore prevalenza di malattie cardiovascolari e condizioni metaboliche, come obesità e diabete, tra le donne con infertilità. Per questo, nel caso in cui vi siano condizioni di salute che possono far aumentare i rischi cardiovascolari occorre che la donna, ancora prima di intraprendere un percorso di PMA, sia seguita con un approccio personalizzato che tenga conto di una valutazione non solo da parte del ginecologo ma anche degli altri specialisti interessati, tra cui il cardiologo.
Dunque, in un mondo in cui sempre più coppie intraprendono un percorso di PMA (circa il 4% delle gravidanze mondiali è dovuto alla fecondazione assistita), è importante sapere che non è assolutamente dannosa per la salute cardiovascolare in sé della paziente.
La PMA è un percorso multidisciplinare
Proprio perché la PMA è da considerarsi all’interno del quadro clinico della paziente, è fondamentale che il percorso abbia un approccio olistico e multidisciplinare, come è possibile presso il nostro centro, in modo da monitorare ogni aspetto della salute psico-fisica della paziente.
Questo metodo, adottato al CFA, oltre a garantire la massima percentuale di successo contribuisce a diffondere una nuova “cultura della fecondazione”, in cui il concepimento non è un mero obiettivo da raggiungere, bensì il risultato di un viaggio alla scoperta di sé e delle proprie potenzialità.