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Un nuovo studio rivela che il COVID-19 potrebbe ridurre la fertilità maschile

Covid-19 e produzione di liquido seminale: probabili correlazioni

 

Un nuovo studio condotto da scienziati israeliani sostiene che il COVID-19 potrebbe danneggiare la produzione di liquido seminale, portando all’infertilità maschile.

La ricerca, pubblicata nell’ottobre 2020, ha rivelato che il virus è stato ritrovato nel liquido seminale del 13% degli uomini sottoposti a screening, e il volume del loro liquido seminale era diminuito del 50% dopo 30 giorni.

Il report è stato compilato dal dottor Dan Aderka, dello Sheba Medical Center, a Tel Aviv, che ha anche affermato che anche la motilità degli spermatozoi era stata compromessa.

Non è chiaro se gli effetti del virus sulla qualità e quantità dello sperma avrebbero un impatto permanente o sarebbero reversibili.

Il dottor Aderka raccomanda ai medici di esaminare i pazienti sei mesi e un anno dopo aver contratto il virus, per verificare che danni sono stati provocati.

Medici e professori di tutto il mondo hanno affermato che è noto che la produzione di liquido seminale può ridursi temporaneamente in alcuni soggetti quando presentano sintomi simil-influenzali.

Il professor Allan Pacey, andrologo presso l’Università di Sheffield ed ex presidente della British Fertility Society, ha dichiarato al Daily Mail che non sarebbe sorpreso se il COVID-19 causasse un calo temporaneo della produzione di liquido seminale.

“La domanda fondamentale è se questo virus provoca un danno permanente o se è reversibile.”

Il professor Pacey ha messo in guardia contro i risultati della ricerca israeliana affermando che la maggior parte degli uomini che sono morti a causa di questa condizione sarebbero pazienti già a rischio  e molto probabilmente anziani, il che porterebbe già in maniera naturale ad un calo della produzione di liquido seminale.

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